Cos’è lo scetticismo? ( di Carl Sagan )

Titolo originale: The burden of skepticism da Skeptical Inquirer, vol. XII, n. 1, autunno 1987

Cos’è lo scetticismo? Niente di esoterico. Lo incontriamo ogni giorno. Quando compriamo un auto usata, se siamo appena appena saggi eserciteremo i residui della nostra capacità di essere scettici: quella poca che la nostra educazione ci ha lasciato. Potreste dire: «Questa mi sembra una persona dall’apparenza onesta. Prenderò qualsiasi cosa mi offre». Oppure potreste dire: «Beh, ho sentito dire che occasionalmente, forse inavvertitamente, si usano piccoli inganni nella vendita di auto usate da parte del venditore» e poi potreste fare qualcosa. Dare un calcio ai copertoni, aprire le porte, guardare sotto il cofano (potreste fare questi movimenti anche se non sapete cosa debba esserci sotto il cofano, oppure potreste farvi accompagnare da un amico con la passione della meccanica). Sapete che un certo scetticismo è necessario, e capite perchè. È fastidioso essere in disaccordo con il venditore o chiedergli cose alle quali è riluttante a rispondere. Ma c’è una buona ragione, perchè se non esercitate un minimo di scetticismo, se avete un’assoluta irriducibile credulità, c’è probabilmente un prezzo che dovrete pagare più tardi. Allora desidererete aver fatto un piccolo investimento in scetticismo prima. Questa non è certo qualcosa che per essere compresa richieda quattro anni di scuole superiori. Chiunque lo capisce. Il problema è che un auto usata è una cosa, ma la pubblicità alla televisione o le dichiarazioni dei presidenti o dei capi di partito sono un’altra. Siamo scettici in certe aree, ma sfortunatamente non in altre.

Per esempio, c’è una certa pubblicità di aspirine che rivela che i prodotti concorrenti hanno solamente una piccola quantità di quegli ingredienti antidolorifici che i medici raccomandano di più (anche se non vi dice quale sia questo misterioso ingrediente) mentre quello pubblicizzato ne ha una quantità drammaticamente più grande. Pertanto dovreste comprare il loro prodotto. Ma perchè, invece, non prendere due delle capsule concorrenti? Non ci si aspetta che lo chiediate. Non applicate scetticismo a questo argomento. Non pensate! Comprate!

Simili affermazioni nelle pubblicità rappresentano piccoli inganni. Ci separano da un po’ di denaro, o ci inducono a comprare dei prodotti leggermente inferiori.
Non è così terribile. Ma considerate questo: ho qui il programma della Whole Life Expo di San Francisco di quest’anno. Ventimila persone vi hanno preso parte l’anno scorso. Ecco alcune delle presentazioni: “Trattamenti alternativi per i pazienti affetti da AIDS: ricostruiscono le difese naturali e prevengono i collassi del sistema immunitario. Scoprite gli ultimi sviluppi che i media hanno finora ignorato”. Mi sembra che questa presentazione potrebbe fare danni notevoli. “Come le proteine del sangue intrappolate producono dolore e sofferenze.” “Cristalli, sono talismani o pietre?” Io avrei un’opinione. Questa dice: “Così come un cristallo mette a fuoco le onde sonore e luminose per la radio e la televisione” (N.B.: gli impianti a cristalli si usavano molto tempo fa) “così potrebbe amplificare le vibrazioni spirituali per un uomo sintonizzato”. Scommetto che pochi tra di voi sono sintonizzati. Oppure, c’è questa: “Il ritorno della Dea, un rituale di presentazione”. Un’altra: “Sincronicità, l’esperienza ricognitiva”. Questa la presenta “Fratello Charles”. Oppure su un’altra pagina: “Tu, Saint Germain e guarire con la fiamma viola”. E continua, con numerosi annunci pubblicitari su “opportunità”, da quelle dubbie a quelle chiaramente false, disponibili al Whole Life Expo.


I sistemi di credenze


Se doveste cadere sulla Terra in un qualsiasi momento nel corso della storia umana trovereste un insieme di sistemi di credenze popolari, più o meno simili. Cambiano, spesso molto rapidamente, spesso nel giro di qualche anno: ma a volte sistemi di credenze di questo tipo durano per molte migliaia di anni. Perlomeno alcuni sono sempre disponibili. Penso sia corretto chiedersi perchè. Siamo Homo sapiens. Questa è la caratteristica che ci distingue. Quel “sapiens”. Si suppone che gli esseri umani siano intelligenti. E allora perchè questa “roba” è sempre con noi? Beh, per un verso, molti di questi sistemi di credenze si rivolgono a bisogni umani reali che non vengono soddisfatti dalla nostra società. Ci sono bisogni medici insoddisfatti, bisogni spirituali e bisogni di comunione con il resto della comunità umana. Potrebbero esserci molte più falle simili nella nostra società che in molte altre della storia umana. E così è ragionevole che la gente vada in giro a cercarsi il sistema di credenze che meglio gli si adatta, per vedere se funziona.

Per esempio, prendiamo una delle ultime mode, il channeling (N.d.T.: un channeler, o “incanalatore”, è una persona che afferma di prestare il suo corpo ad un entità che in questo modo riesce ad esprimersi; un po’ come i medium spiritisti, ma con il channeling le dimostrazioni avvengono in piena luce e l’unica cosa che accade è che il channeler altera la voce come se attraverso di lui parlasse qualcun altro). Ha come premessa fondamentale, come lo spiritismo, il fatto che quando moriamo non scompaiamo, che una qualche parte di noi continua. Questa parte, ci viene detto, può rientrare nel corpo di esseri umani e di altri esseri del futuro, e così la morte perde molta della sua asprezza. In più abbiamo un’opportunità, se le affermazioni dei channeler sono vere: possiamo entrare in contatto con i nostri cari scomparsi. Per quel che mi riguarda, sarei deliziato se la reincarnazione fosse reale. Ho perso entrambi i miei genitori negli anni passati, e mi piacerebbe fare una chiacchierata con loro, dir loro come stanno i bambini, assicurarmi che ogni cosa vada bene ovunque si trovino. Questo argomento tocca molto in profondità. Ma allo stesso tempo, precisamente per questo motivo, so che ci sono persone che cercheranno di sfruttare i punti vulnerabili di chi ha avuto un lutto. Spiritisti e chanellers farebbero meglio ad avere delle prove convincenti.

Prendiamo poi l’idea che concentrandosi molto sulle formazioni geologiche potreste dire dove si trovano i depositi di minerali o di petrolio. Uri Geller fa quest’affermazione. Ora, se voi siete il direttore di una compagnia di scavi minerari o petroliferi, il vostro “pane e burro” dipende dallo scoprire minerali o petrolio; così spendere insignificanti quantità di denaro, comparate a quelle che di solito si spendono in esplorazioni geologiche, questa volta per trovare dei depositi psichicamente, non suona poi tanto male. Potreste essere tentati. O prendiamo gli UFO, l’assunto che esseri in navi spaziali da altri mondi ci visitino in continuazione. La trovo un’idea emozionante. Perlomeno è qualcosa di diverso dal solito. Ho passato una certa quantità di tempo nella mia vita da scienziato lavorando sul problema della ricerca di intelligenze extraterrestri. Pensate quanti sforzi potrei risparmiarmi se quei tipi venissero qui realmente. Ma quando riconosciamo una qualche vulnerabilità emotiva riguardante un’affermazione, è  proprio qui che dobbiamo fare gli sforzi più decisi per uno scrutinio scettico.
È qui che ci possono imbrogliare.

Ora, riconsideriamo il channeling. C’è una donna nello stato di Washington, si chiama J.Z. Knight, che afferma di fare da tramite per un certo “Ramtha”, vecchio di 35.000 anni che, a proposito, parla molto bene l’inglese con quello che a me sembra un accento indiano. Supponiamo di avere qui Ramtha e supponiamo che si senta di cooperare. Potremmo fargli delle domande: Come facciamo a sapere che Ramtha è vissuto 35.000 anni fa? Chi prende nota dei millenni che ci separano? Com’è che sono proprio 35.000 anni? È un numero molto rotondo. Trentacinque mila più o meno cosa? Come erano le cose 35.000 anni fa? Com’era il clima? Dove viveva Ramtha? (So che parla inglese con un accento indiano, ma dove esisteva allora un posto simile?). Che cosa mangia Ramtha? (Gli archeologi sanno qualcosa su quello che la gente mangiava allora). Avremmo un’opportunità reale di scoprire se le sue affermazioni sono autentiche. Se fosse veramente qualcuno di 35.000 anni fa, potremmo imparare molto su quell’epoca. Quindi, le possibilità sono due: o Ramtha ha veramente 35.000 anni, nel qual caso scopriremmo qualcosa su quel periodo, cioè prima dell’era glaciale del Wisconsin, un periodo interessante, o è un ciarlatano e finirà in un fiasco. Quali sono i linguaggi indigeni? Qual’è la struttura sociale? Chi altro vive con Ramtha (bambini, nipoti)? Com’è il ciclo vitale? La mortalità infantile? Che abiti indossa? Che aspettative di vita ha? Quali sono le armi, le piante gli animali? Diccelo! Invece, quello che sentiamo sono le più banali omelie, indistinguibili da quelle che i presunti occupanti degli UFO dicono ai poveri esseri umani che affermano di essere stati rapiti da loro.

Lo scetticismo è pericoloso


Talvolta, a proposito, ricevo una lettera da qualcuno che dice di essere in “contatto” con un extraterrestre e mi invita a “chiedere qualsiasi cosa”. Così ho una lista di domande. Gli extraterrestri sono molto avanzati, ricordate? Così chiedo cose come: «Per favore datemi una breve conferma dell’ultimo teorema di Fermat». O la congettura Goldbach. E poi devo spiegare che cosa sono, perchè gli extraterrestri non lo chiameranno “l’ultimo teorema di Fermat”, così scrivo la breve equazione con gli esponenti. Non ricevo mai una risposta. D’altra parte, se chiedo qualcosa come «Dovremmo essere buoni noi esseri umani?» ricevo sempre una risposta. Penso che qualcosa sia deducibile da questa differente abilità  di rispondere alle domande. Sono estremamente felici di rispondere a qualcosa di vago, ma quando si diventa specifici, dove ci sarebbe la possibilità di scoprire se veramente sanno qualcosa, c’è solo silenzio.

Lo scienziato francese Henri Poincaré notò a proposito del fatto che la credulità è così forte: «Sappiamo come la verità spesso è crudele, e ci chiediamo se le illusioni non siano più consolanti». Questo è quello che ho cercato di dire con i miei esempi. Ma non penso sia la sola ragione possibile. Lo scetticismo sfida istituzioni stabilite. Se insegnassimo a tutti, diciamo agli studenti delle scuole superiori, l’abitudine ad essere scettici, forse non limiterebbero il loro scetticismo alla pubblicità delle aspirine e ai channelers di 35.000 anni fa. Forse inizierebbero a fare domande scomode sulle istituzioni economiche, o politiche, o sociali, o religiose. Quindi, cosa succederebbe? Lo scetticismo è pericoloso. È esattamente la sua funzione, secondo me. È compito dello scetticismo essere pericoloso. Ed ecco perchè c’è una gran riluttanza ad insegnarlo nelle scuole. Per questo non si trova scetticismo nei media. D’altra parte, come potremo prepararci per un futuro molto pericoloso se non abbiamo gli elementi base necessari per fare domande inquisitive a quelli nominalmente in carica, specialmente in una democrazia? Le abitudini di pensiero scettico che lo CSICOP (Committee for the Scientific Investigation of Claims Of the Paranormal, comitato per l’investigazione scientifica delle affermazioni del paranormale, sulla falsariga del quale Piero Angela ha dato vita al CICAP in Italia) incoraggia hanno rilevanza per questioni della più grande importanza per la nazione. C’è abbastanza nonsenso promulgato dai partiti politici che l’abitudine ad uno scetticismo imparziale dovrebbe essere dichiarato un obiettivo nazionale, essenziale per la nostra sopravvivenza.

Scettici ma aperti


Vorrei dire ancora qualcosa sull’onere dello scetticismo. Potreste entrare in quell’ordine di idee in cui ci si diverte nel prendere in giro tutte quelle persone che non vedono le cose chiaramente come voi. Questo è un pericolo potenziale presente in un’organizzazione come lo CISCOP. Dobbiamo salvaguardarcene attentamente. Mi sembra che quello che serva sia un equilibrio perfetto tra due bisogni conflittuali: il più scettico scrutinio di tutte le ipotesi presentateci e allo stesso tempo una grande apertura a nuove idee. Ovviamente questi due modi di pensare sono in una certa tensione. Ma se siete in grado di esercitare solo uno di questi modi, qualunque esso sia, siete in guai grossi. Se siete solo scettici, allora nessuna nuova idea vi arriverà mai. Non imparerete mai niente di nuovo. Diventerete delle vecchie persone da uncinetto convinte che il nonsenso governi il mondo (anche se ci sono molti dati a vostro credito). Ma ogni tanto, forse una volta su cento casi, una nuova idea si rivela essere corretta, valida e meravigliosa. Se siete troppo abituati ad essere scettici su tutto, la perderete o ve ne sentirete offesi, e in ogni caso ingombrerete la strada della comprensione e del progresso. D’altra parte, se siete aperti al punto di essere creduloni e non avete un grammo di senso scettico in voi, allora non potrete distinguere le idee utili da quelle senza valore. Se tutte le idee per voi hanno la stessa validità allora siete persi, perchè, io penso, nessuna idea avrà più alcuna validità. Alcune idee sono meglio di altre. Il macchinario per distinguerle è un attrezzo essenziale nel trattare con il mondo e specialmente nel trattare con il futuro. Ed è precisamente un miscuglio di questi due modi di pensare che è centrale al successo della scienza.

Gli scienziati veramente bravi praticano entrambi i modi di pensare. Per conto loro, parlando a sè stessi, sviluppano un numero incredibile di nuove idee e le criticano senza pietà. La maggior parte delle idee non arriva mai al mondo esterno. Solo le idee che passano attraverso una rigorosa auto-filtrazione ce la fanno e vengono criticate dal resto della comunità scientifica. A volte capita che le idee accettate da tutti si scoprano essere sbagliate, o parzialmente sbagliate, o almeno superate da idee di maggiore generalità. E, mentre ci sono naturalmente delle perdite personali (legami emotivi all’idea per la quale voi stessi avete avuto un ruolo nella sua creazione) nondimeno l’etica collettiva è che ogni volta un’idea simile viene buttata è rimpiazzata da qualcosa di meglio della quale l’impresa scientifica ha beneficiato. Nella scienza spesso capita che gli scienziati dicano: «Sapete, questa è un’obiezione molto buona; la mia posizione è sbagliata», e poi cambiano veramente idea e non si sente più da loro la vecchia idea. Lo fanno veramente. Non capita così spesso come dovrebbe, perchè gli sienziati sono esseri umani e i cambiamenti sono qualche volta dolorosi. Ma capita ogni giorno. Non riesco a ricordare l’ultima volta che qualcosa di simile è accaduto in politica o in religione.
È molto raro che un senatore, per esempio, risponda: «È una buona obiezione. Adesso cambierò la mia affiliazione politica».

Pregiudizi e postgiudizi


Dopo che il mio articolo “La deliziosa arte dello scoprire sciocchezze” usci` su “Parade” (Feb. 1, 1987), ho ricevuto, come potrete immaginare, molte lettere. Sessantacinque milioni di persone leggono “Parade”. Nell’articolo davo una lunga lista di cose che descrivevo come “sciocchezze dimostrate o presunte”, trenta o quaranta voci. Sostenitori di tutte quelle posizioni furono uniformemente offesi, così ricevetti molte lettere. Davo anche un insieme di prescrizioni molto elementari su come pensare di fronte alle sciocchezze: argomenti tipo l’autorità non funziona, ogni passo nella catena delle prove deve essere valido, e così via. Molte persone scrissero dicendo: «Lei ha assolutamente ragione per quanto riguarda le altre cose; sfortunatamente ciò non si applica alla mia dottrina particolare». Per esempio, una lettera diceva che l’idea che vita intelligente potesse esserci al di fuori della Terra è un esempio eccellente di sciocchezza. E concludeva: «Sono sicuro di ciò come di qualsiasi altra cosa nella mia esperienza. Non c’è vita cosciente in nessun altro luogo nell’universo. Così l’umanità ritorna al suo giusto posto al centro dell’universo». Un altro era anche lui d’accordo con la mia impostazione generale, ma disse che come scettico inveterato io avevo chiuso la mia mente alla verità. Soprattutto ho ignorato le prove secondo cui la Terra sarebbe vecchia di soli 6.000 anni. Beh, non le ho ignorate; ho considerato le prove presunte e poi le ho rifiutate. C’è una differenza, e questa è una differenza, potremmo dire, tra pregiudizio e postgiudizio. Pregiudizio è dare un giudizio prima di aver considerato i fatti. Postgiudizio è dare un giudizio dopo. Il pregiudizio è terribile nel senso che si commettono ingiustizie e si fanno seri sbagli. Il postgiudizio non è così terribile. Naturalmente non si può  essere perfetti; ci si potrebbe sbagliare anche qui.
Ma certo è corretto dare un giudizio dopo aver esaminato l’evidenza.

La sete di meraviglia


Credo che parte di ciò che alimenta la scienza sia la sete di meraviglia. È un’emozione molto potente. Tutti i bambini la sentono. In una prima elementare la sentono tutti; in una quinta superiore quasi nessuno la sente, o la riconosce. Qualcosa accade tra la prima elementare e la quinta superiore e non è solo la pubertà. Non solo le scuole e i media non insegnano lo scetticismo, c’è anche poco incoraggiamento a questo provocante senso di meraviglia. Scienza e pseudoscienza stimolano entrambe questa sensazione. Una divulgazione povera della scienza crea una nicchia di mercato per la pseudoscienza. Se la scienza venisse spiegata alla persona media in un modo che sia accessibile ed eccitante, non ci sarebbe posto per la pseudoscienza. Ma c’è una certa legge di Gresham secondo cui nella cultura popolare la scienza cattiva scaccia quella buona. E per questo penso che la colpa sia, prima di tutto, della stessa comunità scientifica per non aver fatto un lavoro migliore nel divulgare la scienza e, in secondo luogo dei media, che rispetto a questo sono quasi uniformemente spaventosi.
Ogni quotidiano in America ha una colonna quotidiana dell’oroscopo. Quanti hanno una colonna almeno settimanale di astronomia?
E penso sia anche colpa del sistema educativo. Non insegniamo come pensare. Questa è una mancanza molto seria che, in un mondo equipaggiato di 60.000 armi nucleari, potrebbe anche compromettere il futuro dell’umanità.
Io sostengo che ci sia molta più possibilità di meraviglia nella scienza che nella pseudoscienza.
E inoltre, in qualunque misura questo termine abbia significato, la scienza ha l’ulteriore virtù, e non irrilevante, di essere vera.

I commenti sono chiusi.