Memi – Siamo delle macchine per la sopravvivenza

Dawkins narra (nell’opera The Selfish Gene) che, prima dell’avvento della vita sulla terra (3-4 milioni di anni fa) si sviluppò per reazioni chimiche un brodo primordiale, le cui molecole, sotto l’effetto del sole si andarono combinando in molecole sempre più grandi.
A un certo punto si produsse accidentalmente una molecola organica replicante. Questa molecola aveva la capacità di replicarsi e ad ogni replica venivano commessi dei piccoli errori che resero possibile la varietà e quindi l’evoluzione.
Poiché il brodo primordiale non era in grado di alimentare un numero infinito di molecole iniziò la lotta per la sopravvivenza e le molecole svilupparono un involucro protettivo (si formarono le cellule) per proteggersi dalla guerra chimica con le loro rivali.
Col tempo e in virtù del meccanismo della selezione naturale e dell’evoluzione i replicanti andarono creando delle macchine per la sopravvivenza: veri e propri organismi pluricellulari sempre più complessi come le piante e gli animali erbivori e carnivori.

 


Che fine hanno fatto questi replicanti, miliardi di anni dopo?
“Esse sono in tutti noi, hanno creato noi, corpo e mente, e la loro conservazione è la ragione ultima della nostra esistenza […] Ora vanno sotto il nome di geni, e noi siamo le loro macchine per la sopravvivenza” (Douglas R. Hofstadter, L’Io della Mente, Adelphi, p. 135)

Come geni si trovano al sicuro dentro di noi nel nucleo di ciascuna delle cellule che compongono il nostro corpo. Un corpo che nell’attimo del concepimento non è altro che una singola cellula dotata di tutte le informazioni necessarie per costruire un essere umano. Questa cellula è capace di dividersi più volte trasmettendo ogni volta una copia dei piani originali.

Il gene è quindi quell’unità fondamentale della selezione naturale che tende a sopravvive e a replicarsi anche per migliaia di anni attraverso un gran numero di macchine per la sopravvivenza.

Dal gene al meme
Se i primi ricettacoli erano semplici macchine passive col passare del tempo la complessità di tali macchine crebbe a dismisura. Arrivati all’uomo si manifesta una qualità emergente definibile come “la coscienza di sé”.
Con il linguaggio e la cultura, secondo Dawkins, entra in gioco un nuovo replicante. Tale replicante viene chiamato Meme (da mimema). Esso ha la facoltà di propagarsi da un cervello all’altro e di sopravvivere come idea, produzione culturale o altro anche dopo la morte dell’individuo ospite.

Se i geni sono la base del nostro hardware i memi costituiscono il nostro software.
“le nostre menti sono costituite da hardware genetico e software memetico” (Richard Brodie, Virus della mente, Ecomind, 2000, p. 231)

A sua volta il nostro software memetico potrebbe essere suddiviso in programmazione di basso livello e programmazione ad alto livello di astrazione.

Con questi due termini mi sto riferendo a una terminologia in uso nell’ambiente informatico. Per esempio Assembly è un linguaggio di programmazione vicino al linguaggio macchina (che quindi potremmo considerare di basso livello – vicino al livello hardware) mentre C++ possiamo considerarlo come un linguaggio d’alto livello, cioè con un livello di astrazione maggiore:
“La programmazione in Assembly richiede una riflessione secondo fasi ben precise e la stesura delle istruzioni da eseguire. Per esempio, diciamo che vuoi trovare l’ascensore. Una serie corrispondente di istruzioni in linguaggio d’alto livello potrebbe essere di questo tipo: ‘Esci dalla porta, passa davanti alla fontana e lo trovi alla tua sinistra’. L’equivalente in Assembly somiglierebbe a questa sequenza: ‘Trova il piede sinistro; trova il piede destro. Metti il piede sinistro davanti al destro. Ora metti il destro davanti al sinistro. Ripeti questa operazione dieci volte. Fermati. Voltati di novanta gradi a destra…’ (Hafner Lyon, 1996, p. 104)
Similmente la coscienza opera a livello simbolico e normalmente non si interessa dei livelli operativi “inferiori”. Per esempio può specificare un obiettivo in termini generali e astratti come “mi voglio alzare e andare a farmi un caffé” e non è suo compito entrare nelle istruzioni particolareggiate (come contrarre i muscoli etc…).

Allacciarsi le scarpe, guidare la macchina e infiniti altri comportamenti ricorrenti vengono cablati, in altre parole si incarnano nella fisiologia dell’uomo e funzionano come strutture cognitive in larga misura inconsce e automatiche. Qualcosa di simile avviene anche per le nostre convinzioni profonde che strutturano la realtà (memi-distinzione, memi-associazione) e determinano parte del nostro comportamento (memi-strategia).
In PNL si dice che queste strategie hanno raggiunto lo status di TOTE inconscio.

Solo che le convinzioni su di noi, gli altri e il mondo sono programmate con il linguaggio umano, un linguaggio a un livello di astrazione decisamente superiore rispetto a quello fisiologico.

Nella terapia cognitiva si distingue tra convinzioni razionali e convinzioni disfunzionali (quindi memi funzionali e disfunzionali)
Le seconde sono quelle che portano a comportamenti patologici e sono convinzioni che si esprimono in forme linguistiche del tipo:

Doverizzazioni: Io devo assolutamente, tu devi, gli altri devono o Insopportabilità e intolleranza: Io non tollero, io non sopporto
Giudizi totali su sé stessi e sugli altri (assolutizzazione): Non valgo niente, Sei uno stupido…
Catastrofizzazioni: È tremendo, sarebbe terribile o Bisogni assoluti: Bisogna assolutamente, Non si può fare a meno

Per dirla in breve le doverizzazioni, le assolutizzazioni e le catastrofizzazioni sono dei bachi* nel vostro software.

*Baco=è un termine mutuato dall’informatica. Nel gergo informatico baco o bug equivale a un errore nel software o hardware che provoca un malfunzionamento.

George A. Miller – Eugene Galanter – Karl H. Pribram nell’opera “Piani e struttura del comportamento” ipotizzavano che il comportamento fosse guidato da una serie di piani o schemi di azione nidificati l’uno dentro l’altro secondo un ordine gerarchico a complessità crescente.
Secondo gli autori un Piano o schema di comportamento è l’equivalente di un programma di un calcolatore che predispone l’individuo a una particolare strategia d’azione:
“Un Piano è ogni processo gerarchico nell’organismo che può controllare l’ordine in cui deve essere eseguita una serie di operazioni.” (p. 32)
Le abitudini e abilità acquisite, all’inizio erano dei Piani volontari che, attraverso un superapprendimento si sono automatizzate. Se la coscienza elabora l’informazione sequenzialmente sono necessari – per il suo funzionamento altamente complesso – anche una serie di elaboratori distribuiti parallelamente (sotto/parti dissociate dalla coscienza che in alcuni casi possono entrare in conflitto fra loro).

Fonte: http://ipnosi.interfree.it/memi.htm

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